Г. Д. Хорошавина доктор педагогических наук, профессор, заведующая


partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, il vivere secondo le leggi e non



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partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, il vivere secondo le leggi e non 
soggetti allʼarbitrio di un despota. Il tema è ricorrente in numerosi autori greci, da 
Eschilo fino ad Aristotele; e questa distinzione godrà di unʼenorme fortuna, 
giacche da allora fino a tutto il ʻ900 allʼidea dʼEuropa verrà associata quella della 
libertà, allʼAsia quella della servitù. Le discontinuità ovviamente non mancano. 
Lʼimpero Romano costituisce una realtà mediterranea e propriamente 
intercontinentale, cosicché la contrapposizione per eccellenza diventa quella tra 
barbari e romani; con lʼavvento del cristianesimo questa coppia viene affiancata 
dalla polarità cristianipagani, che in certi casi la assorbe. Nel Medioevo il termine 
Europa è un espressione geografica. Tutto il pensiero politico medievale si basa 
sulla Christianitas: è da questa idea che deriva le sue aspirazioni allʼunità di tutto il 
genere umano sotto la guida spirituale del pontefice e la guida temporale 
dellʼimperatore. In questo quadro tendenzialmente universalistico resta il problema 
pratico dei limiti geografici della cristianità, aggravato dal fatto che una grossa 
fetta del continente non riconosce lʼautorità della Chiesa di Roma. Così la Grecia, 
insieme allʼoriente europeo, finisce per essere espulsa dalla sfera culturale 
dellʼEuropa: mentre la Germania e le isole britanniche costituiscono Lʼaddendum 
medievale al mondo culturale che discende dalla classicità, la cellula che aveva 
dato origine a questo mondo se ne distacca. Il processo di separazione tra oriente e 
occidente, del resto, ha radici molto antiche e risale al basso Impero Romano: già 
nel IV secolo le sorti della parte orientale e della parte occidentale prendono strade 
divergenti, non solo sul piano politico ma anche su quello religioso, fino alla 
frattura sancita dallo scisma del 1054 e aggravata dalla conquista turca dei Balcani 
e della stessa conquista di Costantinopoli nel 1453. Se la Chiesa non rinuncia mai 
alla propria proiezione universalistica, guardandosi bene da identificazioni troppo 
strette fra cristianità ed Europa, tuttavia, nel corso del millennio medievale, le 
prospettive universali non si realizzano, mentre tende ad ampliarsi le arie della 
cristianità europea: di fatto, tra XI e XIII secolo la Christianitas è in Europa e 
lʼEuropa è cristiana, e le crociate contribuiscono a rafforzare questo nesso. La 
definitiva scoperta degli europei si deve, nel corso del ʻ400, ad Enea Piccolomini, 
divenuto papa col nome di Pio II e autore del “De Europa”. Nelle sue opere, 
Piccolomini afferma che sono considerati cristiani. Con lʼinvenzione del nuovo 
concetto di europei, stimolata principalmente dalla travolgente espansine 
dellʼImpero ottomano, ci troviamo di fronte a un momento cruciale nella storia 
della percezione del nostro continente. Certo, tutti i tentativi di far fronte comune 
contro la minaccia turca con una crociata fallirono: ma è proprio nel momento in 


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cui il concetto di Europa si rivela inconsistente che le élites intellettuali del 
continente lo assumono come dato imprescindibile. Accanto al senso dellʼunità 
religiosa, con la diffusione delle idee umanistiche va rafforzandosi il senso 
dellʼunità culturale Europea, certo più vivo in Erasmo da Rotterdam che non negli 
umanisti italiani, spesso ancora inclini alle contrapposizioni fra romani e barbari 
nordeuropei. La prima formulazione del concetto Europa come comunità dotata di 
caratteri politici specifici fu Niccolò Machiavelli. In Machiavelli il senso della 
differenza tra i continenti è nettissimo , e la diversità tra vita politica europea ed 
extraeuropea da luogo a due forme di governo monarchico: i principati sono 
governi “ o per uno principe e tutti li altri servi; o per uno principe e per baroni, li 
quali, non per grazia del signore, ma per antiquità del sangue, tengano quel grado 
[...]. Li esempli di queste due diversità di governi sono, neʼ nostri tempi, el Turco 
et il re di Francia”. Secondo Machiavelli, lʼimpero ottomano prosegue le tradizioni 
politiche persiane, mentre gli stati europei, come le poleis greche nellʼantichità, 
sono divisi e frazionati anche al proprio interno. La diversità costituzionale fra 
Europa ed Asia da luogo a due tipi di organizzazione politica: in Europa la 
repubblica e in Asia la monarchia dispotica. Ciò provoca conseguenze importanti 
sul piano antropologico, perché l'organizzazione politica europea favorisce lo 
svilupparsi della virtù: il governo repubblicano, in particolare, dà vita alla 
competizione tra i partiti e i singoli, che ne vengono incentivati; e anche il governo 
monarchico in Europa è temperato da leggi e consuetudini che non soffocano la 
virtu individuale. Con Machiavelli, lʼeco mai del tutto spento della tradizione 
classica assume una sistemazione chiara: lʼEuropa è tale in virtù di precisi caratteri 
politici. Negli autori successivi questo motivo politico non verrà mai meno, 
accanto al tema pluralistico: lʼEuropa è connotata dalla molteplicità, in particolare 
dalla molteplicità degli stati, che trova la sua applicazione pratica nel principio 
dellʼequilibrio, a sua volta derivato dal sistema degli Stati italiano del ʻ400. Nel 
ʻ700 lʼimmagine dellʼEuropa come corpo politico unitario per certi princìpi 
comuni benché diviso in organismi statali diversi è un dato acquisito. A Voltaire, 
lʼEuropa, eccettuata la Russia, appare come una specie di grande repubblica divisa 
in vari Stati, gli uni monarchici, gli altri misti, gli uni aristocratici, gli altri 
popolari, ma tutti collegati gli uni con gli altri, tutti con uguale fondamento 
religioso, anche se divisi in varie sette, tutti con gli stessi principi di diritto 
pubblico e di politica, sconosciuti nelle altre parti del mondo. 
Francesca Di Martino 
Италия


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