Sarah Graziosi
Италия
LA NASCITA DELLʼIDEA DI EUROPA: LʼEUROPA COME
CONTINENTE PATRIOTTICO DALLE ORIGINI AL ʻ700.
Il patriottismo è un pensiero che vincola un essere umano alla sua patria. È
quel sentimento che un essere umano possiede per la sua terra natale o adottiva,
alla quale si sente legato per uno o più valori culturali, storici e affettivi. Col
termine patria normalmente ci si riferisce ad una nazione e/o uno statonazione ma
il suo significato non è sempre stato lo stesso: «infatti, a seconda delle epoche, ha
indicato entità geografiche di estensione diversa, dal villaggio dove si è nati e
(etimologicamente) dove hanno vissuto i nostri padri, fino, dopo il Risorgimento,
allʼintera nazione. In altri paesi, equivale pressʼa poco al focolare, o al luogo natio»
(Primo Levi) Se le basi di fatto della civiltà europea sono ben riconoscibili già nel
mondo antico, in particolare dopo lʼaffermazione del cristianesimo, lʼidea
dʼEuropa come complesso non solo spaziale e geografico, ma anche storico e
culturale, è un prodotto caratteristico dellʼetà moderna. In origine il concetto di
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Europa si forma innanzitutto per contrapposizione allʼAsia, che rimarrà il termine
di confronto privilegiato fino alla Rivoluzione Americana. Tale polarità è
sostanzialmente un prodotto del pensiero greco tra le guerre persiane e lʼetà di
Alessandro Magno. Per questi pensatori, sul piano politico e culturale lʼEuropa
tende a coincidere con la Grecia, arrivando a comprendere al massimo le colonie
del Mediterraneo occidentale: resta un forte scarto tra dimensione spaziale e
dimensione culturale dalla quale restano esclusi i paesi nordici in generale, che
pure non fanno parte dellʼAsia. Il criterio di valutazione è quello della libertà
politica greca contrapposta alla tirannide asiatica, dove libertà significa
partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, il vivere secondo le leggi e non
soggetti allʼarbitrio di un despota. Il tema è ricorrente in numerosi autori greci, da
Eschilo fino ad Aristotele; e questa distinzione godrà di unʼenorme fortuna,
giacche da allora fino a tutto il ʻ900 allʼidea dʼEuropa verrà associata quella della
libertà, allʼAsia quella della servitù. Le discontinuità ovviamente non mancano.
Lʼimpero Romano costituisce una realtà mediterranea e propriamente
intercontinentale, cosicché la contrapposizione per eccellenza diventa quella tra
barbari e romani; con lʼavvento del cristianesimo questa coppia viene affiancata
dalla polarità cristianipagani, che in certi casi la assorbe. Nel Medioevo il termine
Europa è un espressione geografica. Tutto il pensiero politico medievale si basa
sulla Christianitas: è da questa idea che deriva le sue aspirazioni allʼunità di tutto il
genere umano sotto la guida spirituale del pontefice e la guida temporale
dellʼimperatore. In questo quadro tendenzialmente universalistico resta il problema
pratico dei limiti geografici della cristianità, aggravato dal fatto che una grossa
fetta del continente non riconosce lʼautorità della Chiesa di Roma. Così la Grecia,
insieme allʼoriente europeo, finisce per essere espulsa dalla sfera culturale
dellʼEuropa: mentre la Germania e le isole britanniche costituiscono Lʼaddendum
medievale al mondo culturale che discende dalla classicità, la cellula che aveva
dato origine a questo mondo se ne distacca. Il processo di separazione tra oriente e
occidente, del resto, ha radici molto antiche e risale al basso Impero Romano: già
nel IV secolo le sorti della parte orientale e della parte occidentale prendono strade
divergenti, non solo sul piano politico ma anche su quello religioso, fino alla
frattura sancita dallo scisma del 1054 e aggravata dalla conquista turca dei Balcani
e della stessa conquista di Costantinopoli nel 1453. Se la Chiesa non rinuncia mai
alla propria proiezione universalistica, guardandosi bene da identificazioni troppo
strette fra cristianità ed Europa, tuttavia, nel corso del millennio medievale, le
prospettive universali non si realizzano, mentre tende ad ampliarsi le arie della
cristianità europea: di fatto, tra XI e XIII secolo la Christianitas è in Europa e
lʼEuropa è cristiana, e le crociate contribuiscono a rafforzare questo nesso. La
definitiva scoperta degli europei si deve, nel corso del ʻ400, ad Enea Piccolomini,
divenuto papa col nome di Pio II e autore del “De Europa”. Nelle sue opere,
Piccolomini afferma che sono considerati cristiani. Con lʼinvenzione del nuovo
concetto di europei, stimolata principalmente dalla travolgente espansine
dellʼImpero ottomano, ci troviamo di fronte a un momento cruciale nella storia
della percezione del nostro continente. Certo, tutti i tentativi di far fronte comune
contro la minaccia turca con una crociata fallirono: ma è proprio nel momento in
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cui il concetto di Europa si rivela inconsistente che le élites intellettuali del
continente lo assumono come dato imprescindibile. Accanto al senso dellʼunità
religiosa, con la diffusione delle idee umanistiche va rafforzandosi il senso
dellʼunità culturale Europea, certo più vivo in Erasmo da Rotterdam che non negli
umanisti italiani, spesso ancora inclini alle contrapposizioni fra romani e barbari
nordeuropei. La prima formulazione del concetto Europa come comunità dotata di
caratteri politici specifici fu Niccolò Machiavelli. In Machiavelli il senso della
differenza tra i continenti è nettissimo , e la diversità tra vita politica europea ed
extraeuropea da luogo a due forme di governo monarchico: i principati sono
governi “ o per uno principe e tutti li altri servi; o per uno principe e per baroni, li
quali, non per grazia del signore, ma per antiquità del sangue, tengano quel grado
[...]. Li esempli di queste due diversità di governi sono, neʼ nostri tempi, el Turco
et il re di Francia”. Secondo Machiavelli, lʼimpero ottomano prosegue le tradizioni
politiche persiane, mentre gli stati europei, come le poleis greche nellʼantichità,
sono divisi e frazionati anche al proprio interno. La diversità costituzionale fra
Europa ed Asia da luogo a due tipi di organizzazione politica: in Europa la
repubblica e in Asia la monarchia dispotica. Ciò provoca conseguenze importanti
sul piano antropologico, perché l'organizzazione politica europea favorisce lo
svilupparsi della virtù: il governo repubblicano, in particolare, dà vita alla
competizione tra i partiti e i singoli, che ne vengono incentivati; e anche il governo
monarchico in Europa è temperato da leggi e consuetudini che non soffocano la
virtu individuale. Con Machiavelli, lʼeco mai del tutto spento della tradizione
classica assume una sistemazione chiara: lʼEuropa è tale in virtù di precisi caratteri
politici. Negli autori successivi questo motivo politico non verrà mai meno,
accanto al tema pluralistico: lʼEuropa è connotata dalla molteplicità, in particolare
dalla molteplicità degli stati, che trova la sua applicazione pratica nel principio
dellʼequilibrio, a sua volta derivato dal sistema degli Stati italiano del ʻ400. Nel
ʻ700 lʼimmagine dellʼEuropa come corpo politico unitario per certi princìpi
comuni benché diviso in organismi statali diversi è un dato acquisito. A Voltaire,
lʼEuropa, eccettuata la Russia, appare come una specie di grande repubblica divisa
in vari Stati, gli uni monarchici, gli altri misti, gli uni aristocratici, gli altri
popolari, ma tutti collegati gli uni con gli altri, tutti con uguale fondamento
religioso, anche se divisi in varie sette, tutti con gli stessi principi di diritto
pubblico e di politica, sconosciuti nelle altre parti del mondo.
Francesca Di Martino
Италия
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