più alte espressioni di amore per la patria nella storia della letteratura italiana (per
il lettore russo ne abbiamo qui riportata la versione tradotta dalla poetessa Anna
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Achmatova). Il componimento è da apprezzare non soltanto per il suo valore
artistico, ma anche per l’influenza civile e politica che esercitò sull’Italia alla
vigilia del Risorgimento. Cruciale nell’analisi di quest’opera è infatti il particolare
contesto storico e politico nel quale Leopardi si trovava. Guardando al passato
glorioso e allo splendore dell’antichità, il poeta coglie l’occasione per riflettere
sullo stato attuale del paese. Leopardi ricorda il tempo memorabile della civiltà
romana e dell’età comunale in cui gli «antichi padri» si distinguevano per «l’armi
e il valore e la costanza». Ispirandosi alla tradizione petrarchesca della canzone
Italia mia, l’autore ritrae l’Italia contemporanea con l’immagine di una
«formosissima donna», colei che ha dato vita al popolo italiano e che adesso si
ritrova offesa e violentata, schiava e incatenata, indifesa e abbandonata («Che di
catene ha carche ambe le braccia;/ Sì che sparte le chiome e senza velo / Siede in
terra negletta e sconsolata»).
Il confronto tra il passato radioso e la desolazione del presente non può che
suscitare la commozione e il rammarico nell’io poetico che, in veste di poeta civile,
si dice pronto a battersi e a morire per la patria: «io solo / combatterò», «Dammi, o
ciel, che sia foco / agl'italici petti il sangue mio». Da qui si erge l’esortazione
rivolta ai contemporanei di Leopardi: «Dove sono i tuoi figli?». Questo verso
rappresenta uno dei punti focali della canzone, il momento nel quale la poesia,
l’arte divengono impegno civile e si prestano al servizio della patria. La poesia
dunque ha il potere di scaldare gli animi e di risvegliare il sentimento patriottico tra
il popolo italiano. Leopardi sembra appellarsi a un popolo unito, a una nazione
coesa, la quale, pur non essendosi ancora formata, aveva già preso corpo nella
tradizione culturale, ma soprattutto letteraria, ben prima del Risorgimento. È infatti
proprio dalla lingua e dalla letteratura italiana che si origina la riflessione sullo
sviluppo di una identità comune. Quindi, come spesso accade, la letteratura è
veicolo di trasmissione dell’ideologia risorgimentale.
Nelle ultime quattro strofe l’io poetico si immedesima in Simonide di Ceo,
cantore greco delle gesta di Leonida e degli Spartani, i quali arrestarono l’avanzata
dei Persiani alle Termopili. È così che Leopardi sprigiona il suo ardore patriottico
ed esprime il desiderio di prendere parte alla vita politica del suo paese: «Deh
foss'io pur con voi qui sotto, e molle/Fosse del sangue mio quest'alma terra». Per il
Leopardi giovane, ribelle e esordiente poeta civile l’amore per la patria risulta
essere l’unico motivo per cui valga la pena morire. Questi versi eroici si
tradurranno realmente in azioni nobili poiché saranno fonte di ispirazione per le
generazioni successive che daranno alla luce l’unificazione dell’Italia.
ЛИТЕРАТУРА
1. Asor Rosa A., Breve storia della letteratura italiana, II. L’Italia della Nazione, Torino,
Einaudi, 2013
2. Cattaneo, M., Canonici, C., Vittoria A., Manuale di storia I, II, Milano, Zanichelli, 2012
3. Leopardi G., a cura di Fubini M., Opere, Torino, UTET,
4. Maggi M., Per la prosopopea dell’Italia di Giacomo Leopardi, in Ekphrasis, 2013, n.1
5. Natoli C., Penso A., Leopardi politico: la patria, il progresso, la virtù [risorsa elettronica] –
URL: uttp://www.appuntileopardiani.cce.ufsc.br/
6. Treccani [risorsa elettronica] – URL: http://www.treccani.it/